10 Novembre 2021
10 Novembre 2021
Questa è la mia storia, l’ho scritta per mammenellarete.nostrofiglio.it ma mi sembra giusto condividerla qui.
Ciao Sono Diego, ho 34 anni e sono un papà! La mia storia comincia a maggio 2012, quando la mia compagna, Raffaella, un po’ spaventata, mi annunciò di essere in dolce attesa.
Lì per lì rimasi un po’ scioccato, ma mi dissi che a 32 anni ero abbastanza maturo per poter affrontare una cosa tanto grande, il problema però era che la mia compagna non aveva ancora compiuto 23 anni ed era giustamente meno pronta per un passo del genere, dato che ancora studiava e fino ad allora aveva l’obiettivo primario di laurearsi in ingegneria.
Dopo un po’ di paura iniziale su come sarebbe cambiata la nostra vita, alle fine decidemmo di affrontare questa gravidanza: saremo diventati genitori! Il ginecologo ci disse che era un maschietto e io non ebbi un attimo di perplessità “Si chiamerà Giuseppe!”.
Giuseppe era il mio papà, la persona che amavo di più al mondo e che ho perso quando avevo 12 anni a causa di una brutta malattia. Alla mia compagna non piaceva tanto ma sapeva quanto ci tenessi e così mi accontentò. Ma dato che la vita è sempre piena di ostacoli, dopo un po’ il destino decise di farci lo sgambetto e farci prendere una brutta caduta.
Al quinto mese di gravidanza, la mia compagna ebbe un’emorragia improvvisa e così corremmo al pronto soccorso. Purtroppo ci comunicarono che non si poteva far nulla se non partorire prematuramente, il bimbo era troppo piccolo e non sarebbe sopravvissuto. Fu così che l’11 Ottobre del 2012 nacque e morì il nostro piccolo Giuseppe.
Quando ti succede una cosa del genere è difficile ritornare alla vita di tutti i giorni. La mia compagna stava davvero male, io cercavo di tirarla su in tutti i modi senza risultati. Questa perdita aveva messo un po’ in crisi il nostro rapporto, non eravamo più quelli di prima e avevamo poca voglia di affrontare la vita col sorriso come eravamo soliti fare.
Poi un giorno, il destino, dopo averci fatto lo sgambetto, decise di darci una mano a rialzarsi. Ad Aprile 2013 lei venne da me e mi disse: “Sono incinta!”. Pensai subito ad uno scherzo dato che col brutto periodo che avevamo passato avevamo avuto davvero poche occasioni per stare “insieme” e invece i vari test di gravidanza confermavano: “Aspettavamo un figlio!”
Questa volta sapevamo come affrontare la cosa.
Affrontammo prima di tutto tre cambiamenti:
1) Cercammo un altro ginecologo, dato che il primo ci ricordava qualcosa di brutto e nel momento del bisogno si era mostrato superficiale.
2) Comunicammo al nuovo dottore (che poi era una dottoressa) tutti i problemi nella precedente gravidanza.
3) Affrontammo tutto con molta più consapevolezza e pignoleria.
La mia compagna, poverina, trascorse sei mesi su nove a casa a riposo forzato. Si spostava solo per andare a fare gli esami all’università o a seguire seminari obbligatori, rigorosamente accompagnata in auto fin dove possibile, per non farla affaticare in nessun modo. Anche stavolta era un maschietto!
Io avrei voluto chiamarlo Francesco, come mio fratello, ma lei mi chiese se potevamo chiamarlo Enrico, come il suo papà che non c’era più. Non ero convinto, dato che Il nome di un nonno non ci aveva portato fortuna in passato e così le dissi: “Se nasce in un giorno vicino al 21 Gennaio (la scadenza del termine era il 28), come il tuo papà, allora lo chiamiamo Enrico”
Ebbene il 21 Gennaio del 2014 nacque Enrico! Ero talmente eccitato all’idea di riuscire a diventare papà che a Gennaio 2014, ancor prima che mio figlio nascesse, decisi di creare su Facebook la pagina “il meraviglioso mondo dei papà” allo scopo di poter condividere con gli altri l’amore nei confronti di mio padre e del figlio che sarebbe arrivato a breve.
La pagina ha avuto un successo inaspettato. Ho scoperto che tanti papà come me hanno voglia di condividere le proprie emozioni, i propri sentimenti. In seguito, la vita mi ha portato a fare altre importanti scelte. Ad Ottobre del 2014 ho ricevuto una telefonata del mio capo, che mi dice: “Se vuoi crescere lavorativamente, devi venire qui a Milano a lavorare in ufficio”. Fino a quel momento avevo sempre lavorato da casa, ma adesso dovevo fare una scelta.
Enrico aveva 9 mesi e alla mia compagna mancavano ancora due esami alla laurea, quindi non avrebbero potuto seguirmi. Era una scelta che mi avrebbe cambiato la vita ma che avrebbe potuto assicurare un futuro migliore a tutta la mia famiglia. Così a metà Ottobre lasciai Napoli e partii per Milano.
E’ dura, davvero dura non poter vivere tuo figlio giorno per giorno nel suo primo anno di vita. Da quando me ne sono andato, mio figlio ha cominciato a gattonare, a parlare a camminare. Io mi sono perso tutto, sono riuscito a vedere tutto solo tramite video. Vedo mio figlio una volta al mese o tramite skype ed ogni volta dover ripartire è sempre più dura. La mia compagna lo sta crescendo tutto da sola, con l’ausilio delle nonne e della zia, scrivendo la tesi (perché nel frattempo è riuscita anche a finire gli esami).
Tutte questo mio dolore per la lontananza da Enrico ho cominciato a esternarlo nei post che scrivevo nella pagina e ho trovato tanta solidarietà da parte di tanti papà, tante mamme, una solidarietà virtuale che nei momenti di sconforto mi ha davvero riempito il cuore. Così ho deciso di creare anche un blog collegato alla pagina immdp.it per poter “ampliare i miei orizzonti” anche se a causa del lavoro non ho molto tempo da dedicargli al momento.
Dopo quasi un anno sono ancora da solo a Milano lontano da Enrico, lo vedo una volta al mese se mi va bene e ho un contratto di lavoro che scade a dicembre. Ad ottobre la mia compagna si laureerà. Riusciremo a riunire la nostra famiglia e soprattutto, dove?
L’unica cosa che mi resta al momento è continuare ad affrontare la vita col sorriso qualsiasi cosa avvenga. “Chi vuol essere lieto sia, del doman non c’è certezza”.