Posso giocare anch’io?

Mi capita spesso di andare in giro con mio figlio tra parchi, centri commerciali, supermercati ecc ecc. e in qualsiasi luogo ci troviamo, succede che appena vede un gruppo di bambini che fa qualcosa, anche se in quel momento sono in procinto di comprargli il regalo più bello del mondo, lui mi abbandona, va verso i bambini e gli dice “Posso giocare anch’io?”

La maggior parte delle volte capita che i bambini gli dicano di si, altre volte capita che vogliano dirgli di no ma quando vedono che ci sono io ad osservare gli dicono con fare annoiato “Va bene…… vieni”, poi altre volte capita che ci siano dei bambini (quasi sempre più grandicelli) che se ne fregano anche della mia presenza e gli dicono “No, tu sei piccolo, non puoi giocare con noi”, allorché Enrico fa il musetto triste si gira verso di me e mi dice “Papà, ha detto di no!” e quindi devo farmi in quattro per fargli fare qualcosa che sia il più divertente possibile.

Spesso andiamo al parco e da papà fiero gioco con lui a calcio o a basket, provandogli a insegnare le tecniche di tiro o di palleggio, ma basta che ci sia un bimbo nel raggio di 10 km, indipendentemente dall’età e vengo snobbato come se all’improvviso diventassi invisibile.

Ma poi mi dico che è normale, è giusto che preferisca stare con i bimbi piuttosto che col suo “vecchio”, meglio che io cominci ad abituarmici in previsione di una futura adolescenza.

Mio figlio continua a regalarmi delle sorprese, fa o dice che cose in automatico che nessuno gli ha mai insegnato. E una di queste cose è senza dubbio il “Posso giocare anch’io?”, anche se probabilmente sono cose che impara all’asilo.

Si dice che i bimbi che a scuola si comportano male a casa siano degli angeli. Ora considerando il fatto che mio figlio a casa è una trottola e proprio in questo momento mentre sto scrivendo mi si sta arrampicando sulla testa come se fossi il monte Everest e sale in piedi sulla tastiera come se fosse una bilancia, non è stata assolutamente una sorpresa il fatto che le maestre mi dicano che è un bambino educatissimo e tranquillissimo. Si, devo ammettere che per una frazione di secondo avrei voluto girarmi verso la maestra con la stessa faccia di Arnold quando diceva “Che cavolo stai dicendo Willis?”

Invece poi da (finto) Lord quale sono le ho semplicemente detto ” Maestra, ma stiamo parlando dello stesso bambino????”

Ebbene si, purtroppo mio figlio sotto questo punto non è assolutamente un eccezione alla regola, ovvero peste a casa e angioletto a scuola.

Ma ritorniamo alla frase che da il titolo all’articolo, al “Posso giocare anch’io?”, è una frase che in fondo mi fa riflettere e che probabilmente userà molte volte nella vita, solo che col passare del tempo il tono sarà lo stesso ma le parole saranno differenti. Ora Enrico non si vergogna di avvicinarsi agli atri pur non conoscendoli e una delle cose che mi auguro per il suo futuro è che non sia mai sopraffatto dalla vergogna o dalla timidezza.
Quando arriverà l’età dei primi problemi, dei primi brufoli, dei primi complessi spero abbia il coraggio di chiedere allo stesso modo cose del tipo “Posso unirmi a voi?”, “Ti va di parlare?”, “Ti va di uscire con me?” “Facciamo pace”. Purtroppo col passare degli anni ci facciamo sopraffare da sentimenti ostili, uno su tutti l’orgoglio, che spesso è la rovina di tante cose belle che purtroppo non torneranno più.

Quello che auguro a mio figlio è che indipendentemente dall’età riesca sempre con naturalezza a chiedere a qualcuno “Posso giocare anch’io?” ma che soprattutto non gli passi mai la voglia di giocare!

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