I Consigli del Dottor Montini: Quando mamma e papà non si vogliono più bene!

Tratto dalla Pagina Facebook del Dottor Tommaso Montini

Un papà mi ha raccontato una separazione conflittuale…
(In verità me ne hanno raccontate tante anche le mamme, ma la lettera di un papà… lo confesso, mi ha colpito!)
Ha letto il capitolo “Quando mamma e papà non si vogliono più bene!” che c’è nel “Me lo dici in bambinese?” e mi ha scritto.
Pubblico solo la mia risposta, ma so che la sua lettera (che lascio riservata) racconta molte storie.
Spesso seguo le separazioni che gestisce mia figlia come avvocato (piccolo spot per lei: Avv. Serena Montini: semplicemente il top!) e ho imparato a conoscerle…
L’argomento è “tosto” e non presumo di parlarne. Questa è solo una risposta ad un papà, banale, che condivido con tutti.
Caro Sig.
Le chiedo scusa se non le ho risposto subito. Non era facile e avevo paura di non saperlo fare.
La sua cortese lettera mi ha colpito. In genere i papà sono costretti dalle mogli a leggere i miei libri e difficilmente mi scrivono.
E’ molto doloroso sentire la sua storia e non posso far altro che augurare a lei, al suo piccolo e anche a sua moglie tutto il bene possibile.
Io non sono un esperto e mi guardo bene dal risponderle sotto questa veste. Prenda le mie parole come quelle di un buon amico che sommessamente dice la sua, ben sapendo che non esistono ricette del “bravo dottore”.
Tutte le volte che ho provato a mediare tra coniugi in guerra, nella più cristallina buona fede, sono stato risucchiato in contese furibonde con un ruolo imbarazzante e inadeguato.
“Il dottore ha detto….” “Adesso gli parlo io….” Ecc…”
Qualche volta sono diventato una specie di “perito di parte” che avrebbe dovuto confrontarsi con il collega dell’altra parte!
Mi auguro che anche questa lettera non diventi un documento in più nel fascicolo del suo giudice.
Dunque: separazione inevitabile.
I bambini sono come piantine rampicanti.
Hanno bisogno di un supporto per crescere: una “base sicura” su cui poter contare.
Papà e mamma che si separano sono il venir meno improvviso della loro base sicura, del loro supporto.
Il miglior consiglio è quello di dar loro la possibilità di ritrovare la base sicura al più presto.
Sarà mamma? Sarà papà? Sarà un nonno o un amico?
Sarà chi potrà rappresentare la sicurezza, la stabilità, la possibilità di rilassarsi e di non temere altri cambi improvvisi o sbalzi di umore.
Purtroppo l’assestamento successivo alla separazione, il ritorno ad un equilibrio costante, prevedibile e rassicurante (si fa questo, a questa ora, in questo posto, e con queste modalità) impiega molto tempo.
Se si potesse fare tutto rapidamente sarebbe meglio.
Il periodo di lunga incertezza che caratterizza i tempi del processo è un disastro per il bambino.
I piccoli hanno una grande capacità di adattarsi, ma devono poter avere riferimenti stabili su cui organizzare il loro adattamento. Non averne significa accumulare ansia e insicurezza.
Nella fase del conflitto sarebbe bene tenerli fuori dalle contese e stare attenti a difendere dentro di loro l’immagine del genitore. “Mamma è bella, buona ti vuole bene e non ti lascerà mai!” “E io sono qui, stai tranquillo, sono il tuo papà di sempre e sono forte. Non ti succederà mai niente insieme a me!”
Se i due coniugi riuscissero a dire questo e sostenere davvero queste posizioni, sarebbe molto meglio per il bambino.
Il piccolo ha bisogno di sapere che papà e mamma ci sono e ci saranno sempre, che lui è bello e buono, che papà e mamma lo amano e continueranno a farlo per sempre, che lui non c’entra niente con la loro separazione e che non è colpa sua.
Bisogna dirgli questo ma… Non con le parole!!!
A quattro anni lui non è in grado di seguire discorsi adulti, pieni di concetti astratti, di teorie complesse, di tempi e luoghi impossibili da costruire per un cervello immaturo!!
Per dire “papà ti ama” è necessario che il papà semplicemente sorrida, lo prenda in braccio, gli legga un libro tenendolo vicino, si stenda a terra a giocare con lui, lo accarezzi…
Per dirgli “mamma è bella e buona” (anche se il papà la ucciderebbe) papà le sorride quando la incontra, ne parla bene e lascia che il bambino le porti dei fiorellini ogni tanto!
Per dirgli che lui non c’entra niente (la cosa più importante!) è necessario che il conflitto gli sia tenuto lontano il più possibile e che lui possa confrontarsi con un papà e mamma affettuosi sempre.
Per scaricarlo dalla responsabilità che lui si dà (da solo) di “aggiustare tutto” è necessario fargli sentire che non c’è niente da aggiustare: mamma e papà stanno bene!
Tutto nella verità.
Ai bambini non si dicono bugie.
Le “scene” di sorrisi forzati o di improbabile famiglia del “Mulino Bianco” sono immediatamente colte dai bambini che, incapaci di comunque decodificarle, restano soli tra dubbi ancora più forti.
Meglio dire sempre la verità, anche difficile, ma far sentire, sempre e forte, che la nostra mano forte li accompagna e non li lascia mai in questo tunnel buio.
Che è buio!
Non è vero che “mamma torna presto o papà sta al lavoro ecc…”
Mamma o papà non tornano!
Ma ci sono, e ci saranno per te, tutti e due, sempre!
Il peggio del peggio è la delegittimazione dell’altro coniuge.
L’uso del bambino come arma contro l’altro, il tentativo di dimostrare la inadeguatezza del ruolo genitoriale davanti al giudice per ottenerne l’affidamento ecc…
Il peggio del peggio è costringere il bambino ad assistere a scene di violenza e di rabbia perché il terrore vissuto in quei momenti sarà ben custodito nella sua memoria emotiva per sempre.
Un amore purtroppo spesso finisce in odio.
Spesso le contese economiche trascinano in una zuffa dove sono ammessi tutti i colpi bassi possibili.
“Fate bene al bambino” se riuscite a dividervi rapidamente, senza degenerare e continuando a rispettarvi.
“Questo a me questo a te e… punto”.
Non ci si ritorna più sopra!
Se riuscite a fare tutto questo la quota di adrenalina che sprizzate dentro è più bassa e i vostri volti saranno meno tossici per il bambino!
I vostri volti tesi e arrabbiati vanno “curati” al più presto per lo sviluppo di vostro figlio!
Non serve coprirlo di cose, giocattoli, vestiti, o offrirgli la migliore scuola possibile, le migliori opportunità ecc…
Serve un papà e una mamma che sorridono, abbracciano, cantano, giocano.
Poi non stanno insieme, è vero, ma si può star bene lo stesso.
Non è facile.
La storia sarà lunga e il bambino dovrà adattarsi a molti cambiamenti.
Forse prima o poi dovrà confrontarsi con un altro compagno di mamma, forse prima o poi troverà una compagna di papà che gli sorriderà in modo strano…
Forse saranno utili molti consigli di psicologi.
Forse.
Ma in tutte le situazioni il suo bambino avrà bisogno di un salvagente emotivo.
La mano forte e ferma di un papà (o di una mamma) che c’è e ci sarà sempre, sarà però per lui un riferimento sicuro su cui contare!
Mi senta vicino e trovi la forza di perdonare sua moglie.
Il perdono è una terapia potente!
Affettuosamente
Tommaso Montini
P.S. Credo che non sia il caso di pubblicare qui tutto il capitolo su “Quando mamme e papà non si vogliono più bene!” e credo di aver toccato un tasto delicato di cui forse mi pentirò.
Però se pensate che possa essere di aiuto lo pubblico

Tommaso Montini è un pediatra di famiglia di Napoli, sposato da 30 anni e padre di tre bellissimi figli.
Si interessa di malattie croniche e disabilità. Scrive testi divulgativi di sostegno alla genitorialità, si diletta a tenere incontri e corsi per genitori, ma soprattutto… si diverte molto a fare il pediatra.
Tra le sue pubblicazioni: Meno male che ci sono i bambini!, ed. L’isola dei ragazzi 2004; Me lo dici in bambinese?, ed. Paoline 2009; 4 chiacchiere col pediatra, ed. Franco Angeli 2014; Getzemani! Ingresso riservato, ed. Paoline 2015.

[IMM LIBRI MONTINI]

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